Il termine Biblioterapia è davvero poco conosciuto e può far pensare a una delle tante moderne pseudoscienze in voga oggi. In realtà il termine Biblioterapia è stato coniato ufficialmente da Samuel Crothers nel 1916, lo usò Anna Freud, e se ne può trovare traccia già a partire dai primi decenni dell’Ottocento.
Ma le fondamenta della Biblioterapia affondano le proprie radici in tempi ben più lontani.
E’ infatti in Aristotele che possiamo trovare il concetto di “Catarsi”, che indica l’insieme di sentimenti provocato dalla lettura di un opera; attraverso questo stato d’animo è possibile per la persona un mutamento positivo, una liberazione dell’animo. Aristotele parlava di purificazione.
Guardando a studi più recenti, e specificatamente agli studi della Scuola di Costanza, troviamo in Iser lo studio della lettura come processo. Per lui un testo riceve significato solo quando viene letto. L’importanza del lettore diviene fondamentale, ma anche l’effetto che il testo può avere sul lettore varia da persona a persona.
I diversi livelli per fare biblioterapia
Il termine biblioterapia è un termine “ombrello” sotto cui stanno molte cose. Tuttavia la biblioterapia non è ogni cosa che riguarda i libri e prevede