Tra i libri che ho scelto per tenere il mio prossimo corso di Biblioterapia c’è “…E venne chiamata due cuori” di Marlo Morgan. Questo testo rispetta dei criteri da ricercare soprattutto quando negli incontri di Biblioterapia si usa un’intero libro anzichè uno stralcio:
semplicità di scirttura, richiamo agli argomenti che si vogliono trattare, possibilità intrinseca nel testo di spaziare tra i vari argomenti e di approfondire. Questo libro non si può certo enumerare tra i capolavori della letteratura, ma bisogna fare delle scelte, soprattutto se il pubblico è vasto. Nel corso concluso l’anno scorso ho adoperato “I dolori del giovane Werther” di Goethe. Il testo è davvero bello e ricco di potenzialità. E’ stato fruttuoso il lavoro fatto, ma ho visto anche dei limiti ben precisi. Innazitutto non mi è stato possibile approfondire gli elmenti stilistici e retorici che rimandavano ad argomenti interessanti (lo Sturm und Drung è una corrente letteraria davvero ricca).C’erano tanti spunti, ma il tempo necessario mancava. E poi un lavoro simile è possibile quando i partecipanti sono poche unità e si ha chiaro quali sono le loro conoscenze di base. Inoltre con un libro così denso si rischia di lasciare aperti argomenti da sviluppare e quindi, anzichè dare alcune risposte, rimangono molti dubbi.
E’ la prima volta che adopero questo libro di Marlo Morgan come strumento di Biblioterapia, quindi non so quali saranno i risultati, ma non l’ho scelto a caso. Pongo sempre attenzione a ciò che lettori miei conoscenti mi dicono, e questo libro genera sempre grande entusiasmo. E’ un diario appassionante, spero che stimolerà la discussione con i partecipanti: sarà davvero così?
I diversi livelli per fare biblioterapia
Il termine biblioterapia è un termine “ombrello” sotto cui stanno molte cose. Tuttavia la biblioterapia non è ogni cosa che riguarda i libri e prevede