In questo periodo mi sto preparando ad applicare la Biblioterapia a persone malate. Ho deciso quindi di leggere libri scritti da chi ha vissuto l’esperienza della malattia e provo a capire se sono questi i testi di cui hanno bisogno. Sto ancora leggendo, ma credo proprio che la risposta sia no, o almeno non sempre. Forse per chi vive un momento difficile come quello in cui si apprende di essere affetto da un tumore o che il proprio cuore è stato colpito da un infarto, c’è necessità di un percorso più lungo, che passi attraverso brani che forniscano lentamente, molto lentamente, gli strumenti emotivi per far fronte a una notizia simile. Il fattore tempo è determinante e un libro che va dritto alla questione non può essere utile a questo scopo. Il primo meccanismo di difesa è la negazione e quindi leggere di altri nella stessa situazione non serve. Penso che questi testi siano molto utili in gruppi con parenti di persone malate che devono aumentare la propria empatia e capire come stare vicino al proprio caro in difficolta.
Ma nelle mie letture ho trovato un libro particolare che tratta dell’esperienza di un malato, utile a chi sta bene o a coloro che hanno difficoltà non gravi, ma faticano ad apprezzare la vita. Parlo del libro di Mitch Albom I miei martedì col professore, ricco repertorio di spunti e adatto a chiunque, data la scrittura molto semplice (è scritto da un giornalita). Se volete indicare la via della lettura a qualcuno, regalaro potrebbe essere la mossa giuta.
I diversi livelli per fare biblioterapia
Il termine biblioterapia è un termine “ombrello” sotto cui stanno molte cose. Tuttavia la biblioterapia non è ogni cosa che riguarda i libri e prevede