Uno degli obiettivi della Biblioterapia è l’approccio alle persone diversamente abili. Più precisamente può porsi come un mezzo per ridare l’autostima perduta, ad esempio, a persone divenute paraplegiche dopo un trauma stradale. Ma credo ci si possa spingere più in là. Con i nuovi mezzi informatici, come ad esempio il lettore ottico, le persone tetraplegiche, ovvero chi è paralizzato dal collo in giù, può navigare in internet, mandare email, scrivere con world e molto altro. Ma questo non basta. E’ necessaria la motivazione a usare questi mezzi e le strategie per fare della mente un luogo reale. Esprimersi attraverso la poesia, scrivere un racconto, leggere libri (potendoli sfogliare da soli) e commentarli con altri: tutto questo e molto altro la Biblioterapia può farlo emergere dalle persone che ne hanno bisogno. Un interessante articolo pubblicato ieri sul Corriere della Sera, e che potete trovare qui, riporta come Stefano Borgonovo, ex calciatore, malato di SLA (sindrome laterale amiotrofica), abbia potuto intervistare, tramite email, José Mourinho, notoriamente restio a lasciarsi fare domande dai giornalisti.
Credo che questo dimostri quanto si possa fare tramite i mezzi informatici, ma da soli non bastano. Serve che il biblioterapista induca chi ne ha bisogno, e magari non se ne rende conto, a sviluppare le grandi potenzialità che la mente e la cultura possono dare.
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I diversi livelli per fare biblioterapia
Il termine biblioterapia è un termine “ombrello” sotto cui stanno molte cose. Tuttavia la biblioterapia non è ogni cosa che riguarda i libri e prevede