Legge sull’editoria: è questo il modo per favorire la lettura?

Trovo semplicemene scandaloso il modo che è stato pensato per aiutare la piccola editoria: creare una legge che penalizza i lettori. Dal primo settembre non saranno più possibili sconti superiori al 15% per i libri, salvo alcune eccezioni (i libri meno richiesti possono godere di un maggior sconto). La trovo una legge incredibilmente demente. In un paese dove due terzi della popolazione non legge e non compra libri, si applica una penalizzazioni su chi i libri li compera in abbondanza nonostante i tempi di crisi. Mi sembra un ennesimo affronto alle minoranze meno ricche. Leggo su un articolo del Sole24ore che questa norma viene a colmare una lacuna legislativa laddove mancava. Non capisco allora perché la legge del libero mercato in molti altri casi viene sventolata come necessaria. E non capisco come un provvedimento del genere possa essere votato anche da quelle forze politiche che si dicono a favore della libertà culturale. Non voglio discutere qui dei recenti provvedimenti su diversi fronti che vanno ancora una volta a sfiancare le già precarie condizioni economiche delle classi più deboli (vedi legge finanziaria), anche se avrei molto da dire. Ma mi pongo una domanda sulla questione dell’editoria: che senso ha penalizzare i lettori anziché aiutare con adeguate agevolazioni i piccoli editori?

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