La letteratura è sempre più considerata una materia ornamentale, poco utile nella quotidianità. Non credo sia vero. Non è solo un’opinione, ma il frutto di studi scientifici che dimostrano come la lettura sia un processo che crea un cambiamento nella persona. Ciò che rende però difficile l’affermazione della Biblioterapia come materia scientifica, è la difficoltà a riprodurne gli effetti come avviene negli studi destinati ai farmaci. I libri di auto-aiuto, la semplice manualistica, questo obiettivo l’ha raggiunto. Ne è un esempio il famoso E’ facile smettere di fumare se sai come farlo di Carr Allen. Il problema nasce quando la Biblioterapia si avvicina maggiormente alle questioni affettive ed emotive. Riprodurre gli effetti di un gruppo di Biblioterapia è difficile usando gli strumenti di ricerca consueti. E’ necessario guardare ad altri mezzi. Deborah Dysart-Gale fa un’analisi di questo problema in Lost in Translation: Bibliotherapy and Evidence-based Medicine ( (Journal of Medical Humanities volume 29, n. 1, 33-43) del 2007 e indica modi alternativi per studiare la Biblioterapia. Considerazioni eccessive per un Paese come il nostro in cui non si favorisce la ricerca neppure nei settori essenziali? Temo di sì. Ma non è certo un motivo per privarci di uno strumento che, in diverse parti del mondo, è stato dimostrato essere efficace.
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