La violenza può essere sconfitta con la cultura? Io credo che la risposta possa essere affermativa solo se la cultura illumina le menti ogni giorno. Continuo a ripeterlo nei miei post: più di ogni altra cosa, può la quotidianità. Le parole, le idee, il sapere, l’esperienza, la fantasia, la creatività, la comprensione, l’empatia sono tra i tanti elementi che la lettura e la cultura trasmettono. Ma serve tempo. La diffusione di programmi che riescano a intercettare ogni singolo membro della comunità (non possiamo illuderci che tutte le famiglie siano ugualmente sensibili nel trasmettere l’amore per la lettura) è la strategia migliore per sperare che i cittadini delle nostre comunità siano migliori.
Gianrico Carofiglio scrive:
…i ragazzi più violenti possiedono strumenti linguistici scarsi e inefficaci, sul piano del lessico, della grammatica, della sintassi. non sono capaci di gestire una conversazione, non riescono a modulare lo stile della conversazione…
…Quando, per ragioni sociali, economiche, familiari, non si dispone di adeguati strumenti linguistici; quando le parole fanno paura, e più di tutte proprio le parole che dicono la paura, la fragilità, la differenza, la tristezza; quando manca la capacità di nominare le cose e le emozioni, manca un meccanismo fondamentale di controllo sulla realtà e su se stessi. La violenza incontrollata è uno degli esiti possibili, se non probabili, di questa carenza. (Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Milano, Rizzoli, 2010, pp.18, 19.)
Genitori, insegnanti, operatori sociali e amministratori pubblici: siamo tutti chiamati a riflettere.
I diversi livelli per fare biblioterapia
Il termine biblioterapia è un termine “ombrello” sotto cui stanno molte cose. Tuttavia la biblioterapia non è ogni cosa che riguarda i libri e prevede