Ogni cosa al suo posto

La condivisione delle idee è stato dall’inizio lo scopo di questo blog. Una psicologa mi ha scritto per farmi notare delle inesattezze scritte in alcuni miei post, e in particolare in questo. Le sono grato, mi permette così di fare chiarezza.
Innanzitutto la Biblioterapia di chi non è medico (psicologo, psichiatra…) non può essere applicata a persone con patologie. Se lo fa, deve avere adeguata preparazione ed essere supervisionato da un medico. In un articolo del 2004 di McMillen e Pehrsson (Università del Nevada) si distingue la Biblioterapia Clinica, praticata da psicologi e da facilitatori supervisionati, dalla Biblioterapia dello Sviluppo, che diversi professionisti in ambito educativo/sociale possono usare in autonomia, quali sono gli insegnanti, facilitatori, bibliotecari, infermieri, con l’obiettivo di favorire il normale sviluppo della pesona e la sua realizzazione. Io mi colloco in questo secondo gruppo. Se mi sposto in area clinica, lo faccio con supervisione, esattamente come quando svolgo la mia attività di infermiere: ad esempio se svolgo cure igieniche lo faccio in autonomia, se somministro la terapia farmacologica, lo faccio in collaborazione con il medico.Nello stesso articolo è indicata la percentuale di utilizzatori della Biblioterapia negli Stati Uniti tra il 1993 e il 1997:
57% psicologi, 20% bibliotecari, 11% infermieri, 10% professioni educative/sociali.
Una cosa che mi è stata fatto notare è la parola cura nel titolo del blog. Può dare adito all’idea di cura medica, di azione che fa guarire. E’ mio dovere specificare che in questo caso il concetto si rifà a quella definizione del dizionario che dice: impegno assiduo e diligente nel perseguire un proposito, nel praticare un’attività o nel provvedere a qualcuno o a qualcosa (Il Devotino, Milano, Le Monnier, p. 361.). La letteratura scalda il cuore, abbraccia, ti consiglia, ti fa riflettere, provvede a te. E’ questo il senso di quel cura appartenente al titolo. Però è vero: tante persone leggono i blog, non essere chiari può creare false speranze. La letteratura cura in senso medico solo se è un medico a usarla, ma cura nel senso di provvedere alla crescita e al conforto se la usano i facilitatori.
Non posso che ringraziare quanti mi aiutano ad essere più corretto e preciso, a vedere dall’altra parte del mio schermo per raccogliere il messaggio del ricevente, mettendomi così al corrente, dandomi strumenti sempre nuovi e precisi. Sarebbe bello poter aprire una sezione del blog dove raccogliere critiche e opinioni dei diversi professionisti. Sono incoraggianti e piacevoli i complimenti, ma sono le critiche che ci inducono a migliorare.

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