Giornata di pessimismo o di realismo?

In questo tempo di crisi c’è una domanda che intercorre: in uno dei Paesi più ricchi di cultura qual è il nostro, possibile che non si riesca a farla fruttare o, quantomeno, a fare in modo che non sia un peso? Se dovessi elencare tutte le risposte che ho sentito, restereste increduli. Chiaro e didascalico è invece l’articolo di Stella che compare questa mattina su Corriere.it e che potete trovare qui. Nulla di straordinario. Semplicemente una storia di ordinaria speculazione ai danni del patrimonio culturale, in questo caso una biblioteca antica tra le più preziose, lasciata nelle mani di persone poco capaci: oggi mi sento buono e preferisco attenermi a una definizione a dir poco benevola. Sarà che ci sto facendo l’abitudine a questo genere di cose? Temo di sì. Temo che il disfacimento del Paese si veda su ogni fronte. E anche se la crisi mondiale è forse un motivo importante, non consola vedere il comportamento della classe dirigente. E uno di questi è il direttore della biblioteca e di chi lo ha voluto in quella e in altre posizioni. E di chi non muove un dito per rimuoverlo da lì. Ritengo che nella cultura, come nella vita, in Italia la meritocrazia non esiste. Oggi sono pessimista o vedo le cose più chiare?

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