Libri e colleghi

Questa mattina ho tenuto un laboratorio di Biblioterapia in un convegno, all’Azienda ospedaliera universitaria di Verona. Il mio compito era di stimolare riflessioni sulla comunicazione con il paziente demente. Molti dei partecipanti erano colleghi infermieri e, come mi capita spesso, ho vissuto un sentimento ambivalente. All’inizio avevo forti paure da prestazione, temendo di non essere all’altezza. Sfigurare davanti a colleghi che ti conoscono o che anche solo vedi di frequente, non ha la stessa valenza che in altri casi. Si tratta di parlare a professionisti abituati ad agire, anche in situazioni critiche: cosa possono portare di fronte a ciò i miei libri? Cos’ho da insegnare a persone che fanno il mio stesso mestiere, alcuni dei quali avrebbero cose da insegnare a me? In realtà ciò che accade è un avvicinarsi di idee e sensazioni. Lascio che il testo agisca su di loro per poi discuterne, insieme, senza cattedre che dividono, per poi scoprire che molti di loro amano i libri quanto me. Sembra un segreto che si svela solo in quei momenti: sotto la divisa nascondevamo l’anima di un lettore che attendeva di essere rivelata. E questo onore tocca a me. Così tutte le paure si trasformano e diventano soddisfazioni.

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