Dire che mi sono innamorato è un po’ troppo, ma una cotta me la sono certamente presa. La scrittrice in questione è la misteriosa Elena Ferrante, di cui non si sa nulla e la cui identità è materia di discussione per gli appassionati. Nonostante il fascino che tale situazione potrebbe generare, io non sono stato catturato da ciò, ma dal suo “L’amica geniale”, primo libro di una trilogia che narra la vita di due amiche vissute a Napoli nella seconda metà del Novecento. La scrittura di Ferrante è limpida, nitida, mai inutilmente barocca. Eppure le parole colpiscono, scuotono, generano interrogativi, agitano l’anima del lettore. Bello, davvero bello. Ne ho letto circa un terzo, ma sto già scalpitando per procurarmi al più presto il seguito. E questo ha certamente un significato.

Biblioterapia e assistenti sociali
La trasversalità della biblioterapia come disciplina impone riflessioni diverse per i diversi settori in cui viene applicata. Se in Italia sono rari gli articoli e