Ricordando Ugo Riccarelli


Un anno fa moriva Ugo Riccarelli. Ricordarlo ha per me un significato particolare. Premio Strega nel 2004, premio Campiello nel 2013, assegnato per la prima volta postumo, gli sono affezionato per “Le scarpe appese al cuore” in cui ha riversato la sua esperienza di trapiantato cardio-polmonare. Questo libro è uno dei miei principali strumenti, non manca mai nei laboratori di Biblioterapia destinati ai colleghi infermieri e ai medici. Ricordare Riccarelli oggi significa pensare ai pazienti che ho visto trapiantati con successo (oggi un mio giovane paziente festeggia il suo sesto anno dal trapianto), ma anche pensare a quelli che non sono sopravvissuti. Ancora di più il mio pensiero va a una paziente che sta lottando davvero duramente. Nelle settimane scorse ho condiviso con lei l’amore per la lettura, filo conduttore della nostra relazione infermiere -paziente. Durante una notte mi ha addirittura chiesto di leggere per lei. Ma so che in questo momento i miei libri possono davvero poco. Tanta sofferenza Riccarelli l’ha vissuta e descritta. Ricordo Ugo Riccarelli perché le sue parole scritte sono la voce di tanti malati che, nei libri, rimangono vive per sempre.

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