La deriva della cultura


È noto: la storica “Libreria Croce” di Milano, che fu frequentata da Pasolini e Moravia, ha chiuso. È l’ultimo di tanti tristi epiloghi che vedono la morte di librerie che hanno fatto la storia della cultura italiana. Ciò a cui assistiamo però non è solo un passaggio generazionale inevitabile, non è colpa dei tempi. Il vero problema è che lo Stato ha abdicato al proprio ruolo di protettore e promotore della cultura. È così difficile comprendere che non si tratta di proteggere luoghi in cui si vendono libri, ma isole di cultura preziose come rari reperti storici che tra non molti anni rimpiangeremo? E qui potrei ipotizzare possibili iniziative culturali per attirare persone, misure statali per favorire il rilancio e molto altro. Ma che senso avrebbe? Potrei mai avere speranze di essere ascoltato quando la scuola non è curata e i siti archeologici come Pompei sono lasciati a se stessi? In Italia, è noto, hanno messo a dirigere la Biblioteca dei Girolamini un incompetente che ha poi saccheggiato a piene mani, scoperto non da organi di controllo, ma da un articolo scritto dallo storico dell’arte Tomaso Montanaro. Non ha senso dire altro. Punto.

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