Otto anni fa moriva Oriana Fallaci, scrittrice di indubbio talento, spirito critico e tenacia. Fallaci poteva piacere o meno, ma le sue capacità, nessuno lo può mettere in dubbio, l’hanno resa un personaggio unico nel suo genere.
In questi giorni ha fatto discutere il fatto che la Rowling si fosse schierata contro la secessione della Scozia. Qualcuno si è chiesto: quanti scrittori italiani si sarebbero così chiaramente dichiarati? La considerazione è legittima. Se volgiamo lo sguardo anche verso altri paesi, quelli sudamericani ad esempio, ci rendiamo conto che gli scrittori in quelle realtà sentono il diritto di esprimere le proprie idee politiche. In Italia questo non accade. Certo, abbiamo Erri de Luca che si espone, ma a costo di una critica serrata, di un ostracismo strisciante, malvisto, considerato un impiccione che si occupa di questione che non gli competono. Allo stesso modo Oriana Fallaci, ribelle, impertinente, politicamente scorretta. Come Erri de Luca, ma su un versante opposto. Mi chiedo quanto noi lettori siamo responsabili di un tale atteggiamento di silenzio e di colpevole neutralità. Ognuno la può pensare a modo proprio. Ma non c’è dubbio che scrittori di questo genere non si giudicano per le idee, ma per il coraggio che hanno, o hanno avuto, di esprimerle.
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