La Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne non può passare inosservata. Ma c’è un’ovvietà che deve far riflettere: se ci serve fermarci in un giorno particolare per pensare al diritto di essere libere dal giogo della paura e della violenza, significa che qualcosa non va. Posso capire che sia necessario sensibilizzare le persone ai diritti di chi ha un diverso orientamento sessuale o delle minoranze etniche: sono parte di uno sviluppo sociale che evolve velocemente e che molti non riescono a comprendere. E posso essere d’accordo sull’importanza di fissare, in una data, il momento per capire i bisogni di alcune tipologie di malati o per rendere consapevole la popolazione riguardo prevenzione e cura di certe malattie: fa parte di un processo sociale moderno. Ma che sia necessario farlo per i diritti delle donne (e dei bambini) nella nostra società, che si sente tanto evoluta, lo trovo inconcepile. Questi problemi non dovrebbero esistere da tempo. Ci sono libri che hanno fatto storia per quanto riguarda i diritti delle donne. Penso a “Il secondo sesso” di Simone de Beauvoir. Ma anche a più evoluti romanzi sull’autodeterminazione, anche erotica, come “Paura di volare” di Erica Jong. Vogliamo dimenticare Oriana Fallaci? C’è solo l’imbarazzo nello scegliere, tra i suoi libri, quelli che reclamano il diritto di scelta femminile. Un solo giorno per un problema che dovrebbe essere stato debellato da tempo? Io credo serva tanta educazione sentimentale tra i giovani, soprattutto tra i maschi. Occorrono esempi chiari di vita nelle famiglie. Sono indispensabili modelli tra le personalità famose, migliori di quelli che troppo spesso sono esaltati. Serve tutto questo. Non solo oggi. Ma tutti i giorni.
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