Nessuno, ma proprio nessuno credo possa non essere indignato, oltre che sconvolto, per l’attentato avvenuto nelle ore scorse a Parigi nella redazione del giornale satirico “Charlie Hebdo”. Non si tratta “solamente” della vita di professionisti di altissimo livello. Qui è in gioco la libertà di espressione, fondamentale tra i diritti, necessario anche per chi, come noi ama la letteratura. Qui è in gioco la convivenza tra culture differenti. Saranno gli islamici moderati a pagare per questo atto vile, proprio come era nei piani dei terroristi. Qui è in gioco il confronto tra le idee, diverse, opposte, ma generatrici, incontrandosi, di nuove splendide acrobazie del pensiero. Lo slogan “Io sono Charlie” rappresenta il dolore per le vite perdute e per i diritti feriti. Forse quelle vignette le apprezzavo. Oppure no. In ogni caso, oggi anch’io sono Charlie.
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