Mi sto preparando per un breve intervento al convegno dedicato alla XXIII Giornata Mondiale del malato, che si sta tenendo al Centro Culturale “G. Marani” a Verona. Mi è stato chiesto di portare un testo che parli della famiglia e della sua importanza nell’assistenza al malato. Ho scelto un brano da “L’ultima estate” di Cesarina Vighy, premio Campiello 2009. Il romanzo parla della sua vita, collocandola all’interno di una cornice narrativa particolare: il racconto della sua malattia. Cesarina Vighy è stata colpita da SLA, e a causa sua è morta. Ma nel suo libro ha riversato, e immortalato, la sua vita, collocando nella giusta luce gli eventi. La fine del libro è un vero commiato dai suoi familiari. E sarà questa la parte che tra poco esporrò e leggerò. Perché anche la dipartita dignitosa, quella che permette di lasciare la vita salutando nel modo adatto la propria famiglia è un diritto. La famiglia non è solo un contenitore delle difficoltà. Salutarla nel modo migliore significa lasciare che il malato si riappropri di un ruolo attivo, permettergli di decidere quale ultimo ricordo lasciare di sé ai propri cari.E non consideriamola una cosa triste. Triste è lasciare questa terra senza nessuno accanto.
Corso base propedeutico di biblioterapia in presenza
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