VII- Il diritto di leggere ovunque


La cattiva reputazione dei lettori, quali saccenti irrispettosi del mondo moderno, li rende invisi a molti. Cosa penserà la gente se ci vede in un angolo del supermercato con il naso infilato in un libro? O dal meccanico, o dal parrucchiere oppure al distributore di carburante? Un tempo mi sentivo in imbarazzo a leggere in luoghi non convenzionali. Mi infastidivano gli sguardi ostili o irridenti. Poi sono stato costretto a portare con me i testi di studio quando accompagnavo i miei bambini al campo sportivo o alle varie attività pomeridiane. Decidendo di frequentare l’università dovevo conciliare il tempo dello studio con il lavoro e gli impegni familiari: per questo portavo sempre con me libri e appunti. Non potete immaginare quante volte mi è stato chiesto cosa stessi facendo e perché. E con imbarazzo confessavo la verità.
Ma voi sapete quanto tempo di lettura si può guadagnare utilizzando i tempi di attesa? Oggi non mi curo più del giudizio altrui. Su percorsi conosciuti, leggo anche mentre cammino lungo la strada. Non c’è più alcun luogo che mi induca a non portare un libro con me.
Pennac ha ragione: leggere ovunque è un diritto. E quelli che ti guardano e ti etichettano come un eccentrico? Dico loro che hanno ragione. Perché io, orgogliosamente, sono un lettore.

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