Compiti a casa: sì o no?


Incuriosito dal titolo in cui era inserita la parola “libri”, ho letto un articolo in cui si poneva, per l’ennesima volta, la questione riguardo i compiti a casa degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Ancora più interessanti sono stati i commenti trovati a piè di pagina dell’edizione online. Le due fazioni, a favore e contro, sferzavano pari attacchi, senza che nessuno ne uscisse vincitore. Ciò che è stato veramente interessante è stato il suggerimento di utilizzare il tempo guadagnato, a relazionarsi con i genitori e a leggere. Eccola qua la parola magica: leggere. Provate a ricordare quando andavate a scuola. Se una pagina era da studiare risultava un peso, mentre se era da leggere si poteva addirittura saltare. Il motivo? L’insegnante non poteva chiedere il contenuto della pagina in questione perché la lettura non contemplava di trattenerne il ricordo. La verità è che si dà molto più valore allo studio mnemonico di quello cognitivo. Leggere è una pratica che stimola altre abilità. Tali abilità non sono facilmente misurabili e questo mette in difficoltà i docenti, che preferiscono altri metodi. Ma dimentichiamo che quello che fornisce la narrativa non si ottiene in nessun altro modo. E non sono io ad affermarlo, ma tutti quelli che la letteratura la sanno utilizzare efficacemente. Anche dandola come sostituto dei compiti a casa.

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