Oggi è stata la giornata mondiale dedicata all’autismo. Sarebbe fin troppo semplice onorarlo elencando libri che parlano dell’argomento. Voglio invece ricordare quel periodo di tanti anni fa in cui iniziai a occuparmi di disabilità. E il primo ragazzo che mi impegnò seriamente era autistico. Io ero un volontario di sedici anni mentre lui, si chiamava Alessandro, ne aveva qualcuno di più. A sedici anni fa impressione occuparsi di una pesona più grande di sé. Fu proprio quell’incontro che mi diede l’impulso a studiare per diventare infermiere. A quel tempo ero molto concentrato a tentare di risolvere problemi pratici, a discutere con gli altri volontari per trovare soluzioni a problemi logistici. Non pensavo mai alla lettura come fonte di sostegno. Oggi sarebbe la prima cosa che farei. Lo so: Alessandro non sarebbe stato in grado di capire il significato delle parole che avrei pronunciato. Ma la parola non è fatta solo di significato. C’è suono, anima, calore, ritmo. Leggere, pronunciare parole, ritmare ninne nanne e nenie ha un potere taumaturgico, quasi magico. E’ inspiegabile, ma certamente ha anche a che fare con il fatto che fin dalla vita uterina siamo abituati a sentire parole: quelle della nostra mamma. Anche a una persona autistica credo farebbe bene sentir leggere. La vicinanza del lettore dovrebbe essere sincera, sentita. Non importa di quale lettura si tratterebbe. Un lettore che legge un libro mettendosi accanto a una persona in difficoltà è uno dei quadri più belli che si possano immaginare.
Master in biblioterapia: parte la 4^ edizione
A novembre saranno aperte le iscrizioni al Master in Biblioterapia 4^ edizione per una settimana per poterle chiudere prima di fine mese, così da permettere