#ioleggoperchè: la mia esperienza

L’iniziativa #ioleggoperché certamente la conoscete: ci si iscrive al portale dedicato per diventare “messaggero”, si ritira il kit di libri nelle librerie aderenti, si cerca di distribuire i libri ai non lettori e di creare iniziative di diffusione della lettura dandone prova sul portale con foto e attestazioni. L’iniziativa è stata lodata e criticata. Lodata perché ogni cosa che cerchi di sensibilizzare i non lettori alla lettura è benvista. Criticata lo è stata soprattutto perché alcune università hanno deciso di assegnare dei crediti formativi (che solitamente si ottengono svolgendo gli esami) agli studenti che avessero aderito all’iniziativa. Ho deciso quindi di iscrivermi e dare un giudizio in prima persona. Ieri sono andato in libreria a ritirare il mio kit composto da: dodici libri (due titoli), maglietta con logo, segnalibri, post-it per scrivere idee e pensieri sulla lettura. Sono quindi tornato sul portale per comunicare l’avvenuto ritiro del kit.
Il primo punto che mi lascia perplesso sta nella preponderanza di internet in tutto questo. Iscrivendosi al portale si è costretti a seguire un percorso che assegna dei punti a ogni obiettivo raggiunto. E’ necessario scrivere frasi sui social, scattare foto e selfie. Non disdegno internet come strumento per la promozione della lettura, ma ne riconosco anche i limiti. Il primo, e più grande, è l’esclusione degli anziani indotta dalla loro ridotta capacità di utilizzare internet. Eppure sono molti coloro che leggono e fanno leggere senza bisogno di essere collegati in rete. Conosco settantenni che leggono due libri a settimana e condivide le proprie letture con le amiche; insegnanti in pensione dalle capacità enormi dovute alla loro immensa esperienza; allergici al computer votati alla lettura. Forse l’iniziativa vuole smuovere risorse nuove? Forse. Ma qui nasce il dilemma autentico. Saranno gli universitari spinti dalla necessità di accumulare crediti a divenire i nuovi promotori (credibili) della lettura? E’ sufficiente qualche credito formativo per motivarli? Una mission imposta dall’inziativa è di regalare i libri del kit a persone che non leggono, per invogliarli. Qualcuno ha idea di cosa significhi mettere in mano un libro a un non lettore? Esiste la consapevolezza che la promozione della lettura è un processo lungo e faticoso, fatto di tante piccole iniziative quotidiane personali e istituzionali? Ho una certezza: tutti i lettori del mondo hanno provato a convincere qualche non lettore ad appassionarsi alla lettura. E continueranno a farlo perché è connaturato nella nostra natura tentare di contagiare gli altri con la nostra bibliofilia.  Ho un’altra certezza: i non lettori tendono a ignorare i consigli dei lettori. Ma cerco di essere positivo. Immagino questa iniziativa come un passo tra i tanti. Confesso però le mie perplessità: quanti dei libri che donerò ai non lettori saranno effettivamente letti? E quanto saranno produttivi i crediti formativi assegnati agli studenti in questa inziativa? Forse molto, se comprenderanno qualcuno dei meccanismi che inducono a non leggere e capiranno quali strategie è opportuno ricorrere per creare nuovi lettori. A patto che lettori essi stessi lo siano già.

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