Breve storia del premio “Viareggio”

Tra i premi letterari italiani, il Viareggio è certamente quello dalla storia più controversa. Venne fondato nel 1929, quasi in contrapposizione con il premio Bagutta, considerato troppo informale, da Leonida Répaci con pochi altri. Ma è suo l’unico nome a rimanere nella memoria. Suo il nome e l’eccessivo peso che nei decenni impose alle decisioni organizzative e non solo. Sentendo il Viareggio come una propria creatura, fece molto per crescerlo e mantenerlo in vita. Nei primi anni la sua ossequiosità con il regime fascista non fu sufficiente a mantenere nelle sue mani il premio, tanto che, prima di essere sospeso, rinato poi dopo la fine della guerra, dal 1934 venne diretto da Galeazzo Ciano. Répaci tenne poi in mano la gestione fino al 1985 (data della sua morte, dopodiché il suo nome fu affiancato al titolo) in modo fermo e rigido, dando vita a un susseguirsi di polemiche. Esemplare fu il rifiuto del premio di Italo Calvino. Nonostante tutto il premio Viareggio vive tutt’ora, rinnovato e vitale, una tradizione che rappresenta la controversa storia italiana, ma non per questo di minor valore.

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