Pillola letteraria: ode alla malattia

Considerato quanto sia comune la malattia, di quali proporzioni il mutamento spirituale che essa produce, quanto stupefacenti, allorché le luci della salute si spengono, i territori vergini che allora si dischiudono, quali lande deserte dell’anima esponga un piccolo attacco di influenza, quali precipizi e prati, sparsi di vividi fiori, riveli un minimo aumento della temperatura, quali antiche e resistenti querce siano sradicate in noi dall’atto della nausea, come precipitiamo nel pozzo della morte e sentiamo le acque della dissoluzione chiudersi sopra le nostre teste e ci svegliamo pensando di trovarci alla presenza degli angeli e degli arpisti quando ci tolgono un dente e ritorniamo alla superifice nella poltrona del dentista e confondiamo il suo “Sciaqui la bocca, sciaqui la boccacon il saluto della Divinità che, chinandosi, ci dà il benvenuto in Paradiso – quando pensiamo a tutto questo, come spesso siamo costretti a fare, appare davvero strano che la malattia non figuri insieme all’amore, alle battaglie e alla gelosia tra i temi principali della letteratura.

Tratto da  
Sulla malattia di Virginia Woolf

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