Noi siamo infinito. Ragazzo da parete (8)

Di questa opera prima di Stephen Chbosky avevo sentito parlare quando Ragazzo da parete era l’unico titolo. Successivamente è stato aggiunto quello del film a cui ha dato origine, ovvero Noi siamo infinito. Confesso la difficoltà di recensire questo epistolario dalla scrittura quasi infantile eppure efficace, soprattutto pensando che l’autore dovrebbe essere un quindicenne con problemi emotivi se non psichiatrici. La sua instabilità e ingenuità il testo li trasmette bene, ma a mio avviso, a tratti, questo tentativo è stato troppo spinto, rendendo l’immagine del giovane più vicina a un undicenne o forse più giovane ancora. Nonostante questo, la trama è robusta, ben fatta, anche se a tratti scontata. Leggendo, ho sentito la mancanza di una scrittura sostanziosa. Seppur gli avvenimenti siano stati in grado di tenere sempre alta la mia attenzione, ho trovato la loro descrizione limitata. Ma forse questo è un pregio del libro che io ho faticato ad apprezzare. Le vicende di questo ragazzo si intrecciano a quelli di due fratellastri, Patrick e la giovane Sam. Amori, eccessi, le vicende della scuola, della famiglia sono tutti contrassegnati da una vena di tristezza. Eppure credo che siano molti i ragazzi che vi si rispecchiano e in questo credo stia il maggior valore di questo libro. Le recensioni considerano migliore il film rispetto al libro e questa anomalia mi incuriosisce e mi spinge a una verifica.
Consigliato agli adolescenti e agli adulti che sono in grado di capire che i figli non sempre vivono come loro immaginano.

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