L’ignoranza della censura

Ancora una volta mi ritrovo a parlare di censura, di libri tolti da alcune biblioteche perché considerati dannosi o, comunque, inopportuni. È recentemente stata ripresa la notizia, non nuova, che il sindaco di Venezia ha stato disposto di rimuovere da scuole e biblioteche ogni testo che facesse riferimento alle famiglie omogenitoriali salvo poi, nel furore inquisitore, togliere anche alcuni libri che parlavano di figli di genitori divorziati o che valorizzavano le diversità caratteriali. Non è una questione solo italiana. Negli Stati Uniti sono diventate famose le amministrazioni locali che hanno deciso di rimuovere libri del calibro di Harry Potter perché troppo pagano. Questioni politiche? O religiose? O semplicemente ideologiche? Purtroppo credo che il motivo da ricercare sia molto più banale. Al di là dell’obbiettivo iniziale, i censori non leggono i libri che decidono di eliminare. Spesso non sanno neppure che esistono, fino al momento che qualcuno glielo fa notare. Un titolo ricorda troppo l’occulto? Eliminiamolo! E non importa se nel testo esiste un substrato cristiano sottostante (come capita di continuo al Signore degli Anelli che qui in passato ho scoperto essere molto diverso da quello che si pensa), meglio andare sul sicuro e…zac…eliminare! Non differente è l’atteggiamento verso i libri che contengono nel titolo la parola diversità: é preferibile cassare, leggerlo per capire di cosa si tratti è troppo impegnativo, tanto se sventola i diritti dei diversi è sicuramente nocivo. Salvo poi scoprire che la diversità di cui il libro parlava è magari la razza di appartenenza. La censura è ignorante? È famoso il modo con cui fu pubblicata la bellissima Antologia di Spoon River nel periodo del severo controllo fascista: il titolo riportato in copertina era Antologia di S. River e l’attento addetto a controllare i libri inopportuni non trovò nulla da ridire su di un libriccino che parlava di un santo della chiesa cattolica. Ma quelli erano gli anni Quaranta del Novecento. Oggi, certamente, il livello di controllo sulla stampa dei libri è certamente inferiore. Eppure la tentazione di limitare la circolazione delle idee è ancora presente. Il caso Imprimatur, di cui ho parlato qui, ne è un esempio eclatante. Lo è in modo preoccupante. E non possiamo fare molto per evitare questo dato di fatto. Se non invitare, chi si permette di togliere da scuole e biblioteche alcuni libri, di leggerli prima di farlo. Perché leggere non è mai dannoso. Neanche per loro.

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