Biblioterapia e religioni

Non appartengo a nessuna confessione religiosa, se non culturalmente a quella della mia famiglia d’origine. Nelle scelte letterarie tendo a esplorare le questioni di fede attraverso la poesia e la letteratura non confessionale. Tendo a mettere in disparte i testi scritti da religiosi o ministri di culto in genere. In reparto qualche collega ha creato un piccolo spazio per i testi di culto cattolico e oggi, scoprendolo, ho esordito con una battuta. Nemmeno dieci minuti più tardi mi sono trovato al letto di una paziente a cui mi offrivo di procurare i libri che desiderava. “Ha qualcosa di religioso?” mi domanda. Stupito per quella coincidenza domando se la religione di cui parla è quella del culto cattolico. La sua risposta è affermativa e io vado a frugare tra quella piccola collezione che, tra l’altro, mi aiuta a guadagnare tempo: tutto e raggruppato, non devo cercare nulla.
La biblioterapia non ha una connotazione religiosa o politica. Il suo scopo è quello di utilizzare ogni tipo di testo per raggiungere un obiettivo. Con questa paziente desideravo semplicemente offrirle qualche ora lontano dai pensieri molesti della malattia. Se le questioni religiose l’aiutano in questo, possono le mie idee impedirglielo?
Negli Stati Uniti la biblioterapia è caratterizzata anche da una tradizione religiosa. Alcuni culti si avvalgono della biblioterapia come tecnica per raggiungere obiettivi non solo confessionali, ma anche legati ai valori universali. Per assurdo, un biblioterapista potrebbe lavorare in un gruppo di religione ebraica, cattolica o protestante, allo stesso modo che in uno centro di genitori con figli gay, di tossicodipendenti in cura, di atei che riflettono. Ovviamente la differenza la fa il conduttore, le sue idee, la sua cultura, ma la tecnica utilizzabile è la stessa. In ospedale è ancora più complicato: un operatore sanitario deve essere in grado di porgere aiuto all’umanità intera, indipendentemente dalla religione, orientamento sessuale, nazionalità, sesso, etnia, e far fronte ai bisogni di ognuno. Al di là dal suo pensiero personale. E se la biblioterapia lo aiuta in questo senso, anch’essa deve assumere tale servizio. Oggi i libri mi hanno chiamato in questo modo insolito forse per ricordarmi che non posso permettermi di trascurare nessun genere di letteratura. Prima di essere un biblioterapista sono un infermiere che non può trascurare nessuno dei suoi diversissimi pazienti. E questo non posso dimenticarlo.

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