Pillola letteraria: il fiore dell’odio

“Te l’ho detto prima di andare a scuola”, risposi. “Il cactus significa che ti odio.”
“Non è possibile”, replicò Elizabeth con fermezza. “Posso indicarti il fiore dell’odio, se vuoi, ma la parola “odio” è imprecisa. L’odio può essere ardente o distaccato, può nascere dall’avversione, ma anche dalla paura. Se mi dici esattamente cosa provi, potrò aiutarti a trovare il fiore giusto per esprimerlo.”
“Non mi piaci”, ribattei. “Non mi piace quando mi chiudi fuori o mi metti nel lavello della cucina. Non mi piace che mi tocchi la schiena o mi afferri la faccia o mi obblighi a giocare con Perla. Non mi piacciono i tuoi fiori né i loro messaggi né le tue dita ossute. Non mi piace niente di te e non mi piace niente nemmeno del mondo.”
“Così è molto meglio!” esclamò Elizabeth che sembrava davvero colpita dal mio monologo pieno di odio. “Il fiore che stai cercando è sicuramente il cardo, che simboleggia la misantropia. “Misantropia” significa odio o sfiducia nei confronti dell’umanità.”
“Umanità vuol dire tutte le persone?”
“Sì.”
Ci pensai un attimo. Misantropia. Nessuno aveva mai descritto i miei sentimenti con un’unica parola. La ripetei nella mente per essere sicura di non dimenticarla.

Tratto da
Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh

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