La maggior parte di voi già conosce Novecento, famoso monologo di Alessandro Baricco. Confesso che fino a oggi non lo avevo mai letto, complice un diffuso disconoscimento all’Università di questo scrittore, che mi ha influenzato, così come di molti contemporanei, che appaiono agli occhi del mondo accademico più come produttori di beni di consumo che come letterati. È ingeneroso tale trattamento, lo sappiamo. Molti dei talenti di oggi, anche italiani, sono di grande valore. Non posso che rammaricarmi di essermi perso un tale gioiellino per così tanto tempo. Eppure Novecento è stato l’origine della mia smodata passione per la lettura espressiva, grazie a uno sciopero dei docenti universitari. Credo fosse il 2008 quando alcuni professori decisero di dare vita a una protesta atipica, facendo lezione in piazza Dante, a Verona, anziché in aula.
Uno di questi professori invitò
un attore, Andrea de Manincor,
a leggere alcuni brani per gli
studenti. Fu una folgorazione.
Ancora oggi ricordo esattamente il brano che interpretò stupendamente. Mesi dopo de Manincor divenne il mio primo docente di lettura espressiva, permettendomi di apprendere quelle nozioni di base che ancora oggi utilizzo.
E a distanza di tempo, la lettura personale di questo testo mi
proietta a quella lettura pubblica cui sono debitore. Debitore sia al testo di Alessandro Baricco, sia all’interpretazione di Andrea de Manincor. I maestri non vanno mai dimenticati.