L’opinione che ognuno di noi ha sui tatuaggi è diversa, ognuna rispettabile. Personalmente li trovo belli (se ben fatti), ma non ne ho nessuno per il timore concreto che dopo poco sentirei il desiderio di sostituirli: sarebbe un problema. Osservo sempre con interesse i tatuaggi sugli altri, alcuni sono vere e proprie opere d’arte, anche se si vedono in giro pure cose esteticamente discutibili. Non è nei miei programmi farmi fare dei tatuaggi, dicevo, ma se ci dovessi pensare seriamente probabilmente sarebbero legati ai libri. Questa ragazza a sinistra è stata forse esagerata, ma guardare un simile disegno non è stupendo? Imprimere sulla pelle dei fogli così
belli su un braccio, che volano verso
il lettore, non è entusiasmante? Un
tatuaggio dovrebbe avere un
significato innanzitutto per colui che se lo imprime sulla pelle. Diventa un
segno di appartenenza, parte
indivisibile dl proprio corpo. La simbologia del disegno apre a diverse interpretazioni. Per questo l’unica cosa che mi trova in disaccordo con il mondo
dei tatuaggi è la decisione farsi scrivere sulla pelle un nome o una frase: il nome potrebbe essere di una persona che in futuro odieremo, e la frase potrebbe cambiare significato con il tempo. Potrei decidere di tatuarmi il nome dei miei figli, obbietterà qualcuno di voi, o una frase tratta dall’eterna Divina Commedia, il rischio che il nostro amore per le due cose possano modificarsi nel tempo è improbabile. Ma non impossibile…
Sognando il mondo dei tatuaggi vedo corpi da leggere come libri e libri
incisi sui corpi, metafore del fatto che non esiste il lettore senza i libri e non
esistono i libri se non c’è un lettore.
Seminari sulla biblioterapia aperti al pubblico
Il nuovo anno è iniziato e già porta i suoi frutti. Tra questi uno è disponibile per tutte le persone interessate alla biblioterapia. Si tratta