Ieri sera ho accompagnato a Brescia mio figlio per il concerto di Caparezza. Seduti sui sassi, posizionati sotto il palco, a partire dalle diciotto abbiamo atteso, fino alle ventuno. La situazione era davvero scomoda: gambe incrociate percorse da formicolii immobilizzanti che costringevano a cambi di posizione ancora più scomodi, folle di giovani che cercavano di appollaiarsi nei pochi centimetri disponibili senza curarsi dei presenti, nuvole di fumo provenienti da ogni parte, arsura insoddisfabile, pena la perdita del posto conquistato in caso di un impellente bisogno di andare in bagno. Poco male, ero attrezzato e…zac, ho estratto il mio e-reader, ho scelto una raccolta di racconti di Murakami e in quelle ore metà libro se n’è andato. Intorno alle ventuno è iniziato lo spettacolo, con preamboli, qualche canzone di una giovane cantautrice e il mio racconto non ancora finito e…zac, ho estratto di nuovo il mio e-reader, riposto poco prima: era impossibile che lasciassi quell’uomo innamorato sul letto di morte senza sapere come sarebbe conclusa la vicenda. Le luci andavano e venivano, leggere non era facile, ma l’innamorato stava esalando l’ultimo respiro e mi serviva ancora un po’ di luce. Mi sono voltato in modo che un faro, da dietro, si mantenesse sulla pagina. E’ stato allora che mio figlio mi ha guardato sconsolato dicendomi: “Ma tu devi leggere anche in condizioni estreme?”. Mi sono reso conto che la lettura estrema è un’attività non meno complicata di certi sport, anche se certamente meno pericolosa, poco apprezzata da chi non la pratica e tutta da scoprire.
Alle ventidue è iniziato il concerto vero e proprio. E il racconto ero riuscito a terminarlo! La mia modesta conoscenza di Caparezza non mi aveva permesso di sapere in anticipo che lo spettacolo sarebbe stato di mio gradimento (nonostante ragazzi danzanti che spingevano da tutte le parti: considerate che ai concerti in cui sto seduto su una poltrona mi infastidisco se qualcuno canta sopra la voce dell’artista…) con testi e musiche estremamente interessanti e collegamenti all’arte e alla letteratura. Quando poi è comparso sul palco un pianoforte a forma di libro, sono entrato in estasi, da cui sono uscito su una canzone che parlava di universalità delle religioni, e ho ripreso il mio stato catatonico vedendo avanzare una barca con sopra Dante che accompagnava Caparezza nella canzone Argenti vive.
Trovo geniale il messaggio che Caparezza ha cercato di trasmettere: le contaminazioni delle diverse arti generano prodotti estremamente ricchi e interessanti che possono essere utilizzati non solo a fini estetici, ma anche per riflettere su questioni sociali e morali.
Per concludere, dire che è stata una serata insolita per un lettore che viaggia nei libri partendo da una stanza di casa sua.
Ma le vie dei lettori sono infinite…