Mi accingo a preparare un incontro di biblioterapia sulle favole. Pensate sia strano parlare agli adulti di favole? Quanto contano le favole per la crescita di un bambino? E, soprattutto: il bambino che è in noi adulti ha ancora bisogno di favole? Partirò da queste domande per sviluppare il programma.
Credo che uno dei problemi degli adulti sia non riconoscersi più come bambini. Sappiamo che lo siamo stati, che il nostro passato ha fortemente condizionato il nostro presente, ma siamo convinti che il nostro animo fanciullesco sia ormai lontano da noi. Forse è per questo che è così diffusa la disillusione. I bambini tendono a sognare, a inventare, ad ascoltare. Gli adulti non credono più nei sogni, hanno scarsa fantasia. E quanto ad ascoltare, credo che non solo siano incapaci di farlo con gli altri, ma anche con se stessi. Se fossimo in grado di ascoltare la magia che sta nelle favole, forse potremmo riappropriarci di queste capacità fanciullesche, che farebbero di noi, adulti migliori. E con questo obiettivo, inizio a stendere il programma…
Gruppo Jane Austen a Bussolengo
L’immortalità di Jane Austen è legata anche ai tanti club a lei dedicati oltre che alla sua incredibile scrittura, in grado di attraversare i secoli.