Ieri sera non è stato facile mantenere la discussione su “La follia nella letteratura”: il Don Chisciotte di Cervantes, certo, per guardare alla tradizione letteraria; ma anche L’Orlando Furioso di Ariosto come accenno della pazzia per amore, quello cavalleresco. Carnale, ma rispettoso e onorato. E proprio sull’amore si è iniziato a prendere una strada che ha portato a discutere delle sofferenze d’amore che nulla hanno a che fare con la follia, ma che spesso portano a gesti inconsulti di cui le cronache ci rendono continuamente partecipi. Ho utilizzato Follia di Patrick McGrath per dare il profilo di una storia in cui le ossessioni e la malattia mentale possono incrociarsi con un sentimento che appare come amore, ma amore non è. E ci siamo chiesti: qual è il confine tra follia e anticonformismo? Quanto è importante la cultura in cui si vive per fissare tale confine? Esiste un confine?
Di tutti gli argomenti, l’amore è quello che fa più discutere. Amori giovanili, amori maturi, amori passionali, amori traditi: ognuno rappresenta una diversa sfaccettatura dello stesso sentimento. Poche certezze, tranne una: se si vuole amare si deve accettare il rischio di soffrire. Sì, soffrire. Ma pochi ne farebbero a meno.
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