Ho completato la lettura de Il trono di spade, primo libro della saga di George R.R.Martin, Le cronache del ghiaccio e del fuoco. L’approccio a questa saga è iniziato per capire se contenesse elementi da utilizzare in biblioterapia. La risposta è, decisamente, sì! Confesso la mia diffidenza iniziale. Temevo si trattasse di un pacco infinito che avrei trascinato, estenuato, al termine. E, invece, mi sono sentito coinvolto e interessato. Sarà l’ambientazione medioevaleggiante, con le sue strutture sociali rigide, con un senso dell’onore oltremodo spiccato, con le contraddizioni e le ambivalenza che lo caratterizzano. O forse lo stile narrativo basato sul punto di vista dei diversi personaggi, che permette un’analisi particolarmente sfaccettata degli eventi raccontati. O, ancora, il ritmo incalzante che la lettura prende fin dall’inizio. Martin ha dichiarato dichiarato di essere stato influenzato da Tolkien. Certamente Le cronache del ghiaccio e del fuoco sono altro rispetto a Il Signore degli Anelli. Ma per chi ama i racconti di battaglia, di onore, di conquista e potere, conditi con una quantità modestissima di magia e soprannaturale, questa saga non potrà deludere. E per la mia biblioterapia, c’è una fucina di spunti che sto pazientemente raccogliendo
La trama è basata sulle lotte di potere per la conquista della corona, dove il cinismo si scontra con il senso di giustizia, l’amore sincero con il sesso violento, la rassegnazione con la speranza. E un personaggio, il mio preferito, Tyrion, ironico e spietatamente sincero, che sa far sorridere il lettore.
Consigliato agli amanti del Fantasy e agli estimatori del romanzo storico disposti a rischiare una lettura che l’ambientazione storica riesce solo a riprodurla, ma in modo efficace.