Dallas: l’anniversario televisivo descritto in un libro

Se qualcuno di voi è figlio dei primi anni Settanta come me, ricorderà sicuramente la serie televisiva Dallas con occhi di bambino. Esattamente trentacinque anni fa andava in onda la puntata in cui si rivelava chi aveva tentato di uccidere J.R. Ewing, il protagonista cattivo. In Italia, ma soprattutto negli Stati Uniti, l’enigma ha tenuto per mesi il pubblico con il fiato sospeso. Non si trattava di una situazione che oggi possiamo confrontare. Era il 1980, i canali televisivi erano davvero pochi e il fascino della tv a colori era un lusso di cui si godeva da pochi anni. Per darvi il senso di quanto fosse importante per tutti, a casa mia, ad esempio, essere mandati a letto senza poter vedere Dallas era una delle punizioni più temute. Ricordo ancora quando accadde. Ma nella letteratura contemporanea c’è un altro J.R. che di quel periodo ha un ricordo tutto particolare e fanciullesco. Parlo del protagonista del libro Il bar delle grandi speranze di J.R. Moehringer, racconto autobiografico in cui il giovane J.R. per mesi dovette sentirsi fare, in ogni luogo andasse, la domanda: chi è stato? Come se lui fosse stato in grado di rispondere per il solo fatto di portare lo stesso nome del protagonista assassinato. (qui potete trovare la mia recensione del romanzo). Leggendo il libro, ma anche pensando alla mia giovinezza, sembra siano passati secoli. Le foto mi dicono che non sono passati secoli, ma qualche decennio sì. Era meglio o era peggio la vita di allora? Non sono il tipo che rimpiange il passato. Sono soddisfatto del mio presente. Ma certamente anche allora sono stato felice. Mancavano cose che oggi abbiamo, è vero.  Ma dico: se la felicità si misurasse da questo…

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