Era il 1955 quel 1 dicembre in cui una donna americana decise che era giunto il momento di ribellarsi alla discriminazione razziale che vigeva nel suo Paese. Il suo nome era Rosa Parks e il suo atto fu quello di sedere sul bus nei posti riservati ai bianchi. La sua pelle nera le impediva di essere considerata come gli altri e il suo fu il gesto che diede inizio alla lotta non violenta capeggiata da Martin Luther King. È un anniversario che incomprensibilmente in Italia è ignorato. Sapevate che, nonostante le numerose pubblicazioni d’oltreoceano, tra cui un’autobiografia, nessun libro sulla vita di Rosa Parks è stato tradotto in italiano? Eppure di non violenza c’è bisogno di parlare, oggi più che mai. C’è bisogno di figure di riferimento forti, ma non violente, aggettivi che oggi non riusciamo neppure a immaginare coniugati. È a donne come Rosa Parks, che hanno saputo combattere da persone semplici e pacate una battaglia di cui ancora oggi gli afroamericani devono essere grati, a cui si dovrebbe guardare come esempio. Forse uno dei problemi che affliggono oggi la nostra società è la mancanza di veri esempi di eroismo, non quello eccezionale, ma quello quotidiano. Perché è nella vita di tutti i giorni che le cose si possono davvero cambiare.
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