Vaffanculoterapia: istruzioni per l’uso

Certamente è inusuale, o quantomeno poco natalizio, ma parlare di “Vaffanculoterapia” ieri sera all’Università Popolare di Sona è stato interessante e divertente. La mia idea era quella di introdurre l’argomento con un brano tratto da L’arte di insultare di Schopenauer. In realtà quel libro è rimasto in borsa. E’ bastato poco per dare vita a una discussione viva e sentita. Il concetto di “Vaffanculoterapia” è ben più profondo della parola goliardica che la contraddistingue. Rappresenta la capacità di dire di no, il mezzo per affrontare la difficoltà a sottrarsi alle richieste altrui, al senso del dovere imparato da bambini a cui ci si sente obbligati. Ho preso un pezzo di I ragazzi Burges di Elizabeth Strout e l’ho presentato come esempio di contrasto che nasce nelle famiglie quando si esce dal ruolo che ci contraddistingue. Siete il figlio o il fratello buono e sempre disponibile? Allora probabilmente vi sarà capitato di essere mal giudicati per esservi sottratti anche a un solo dovere, per aver detto un no anche di poca importanza, mentre vostra sorella, scorbutica a arrogante, veniva lodata per aver accettato di raccogliere da terra il genitore con un femore rotto. 
Trovare testi per rendere efficace questa serata non è stato semplice e la gestione del gruppo, pur molto dinamico e piacevole, non mi ha permesso di tenere i corsisti su un testo, lasciando invece molto spazio alla discussione, tanto che la poesia che avrei voluto leggere è rimasta anch’essa in borsa. Si tratta di uno scritto di Stefano Benni che appare aulica e finisce con lo sfogo di chi dà tanto a chi non è mai contento. Leggerla non rende come quando la si sente leggere, ma l’efficacia del senso rimane. La dedico ai tanti che ancora devono imparare che a volte dire di no agli altri è l’unico sincero modo per dire di sì a se stessi.

Io ti amo

Io ti amo
e se non ti basta
ruberò le stelle al cielo
per farne ghirlanda
e il cielo vuoto
non si lamenterà di ciò che ha perso
che la tua bellezza sola
riempirà l’universo

Io ti amo
e se non ti basta
vuoterò il mare
e tutte le perle verrò a portare
davanti a te
e il mare non piangerà
di questo sgarbo
che onde a mille, e sirene
non hanno l’incanto
di un solo tuo sguardo

Io ti amo
e se non ti basta
solleverò i vulcani
e il loro fuoco metterò
nelle tue mani, e sarà ghiaccio
per il bruciare delle mie passioni

Io ti amo
e se non ti basta
anche le nuvole catturerò
e te le porterò domate
e su te piover dovranno
quando d’estate
per il caldo non dormi
E se non ti basta
perché il tempo si fermi
fermerò i pianeti in volo
e se non ti basta
vaffanculo.

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