Ieri ho dedicato la mia giornata alla realizzazione di Narrando il Natale in Ospedale, andando a leggere, assieme ai volontari del Circolo dei Lettori di Verona, in alcuni reparti dell’ospedale di Borgo Trento a Verona e concludendo la sera con lettura espressiva accompagnata dall’arpa nella hall del Polo Confortini. Non è stato semplice. Le diverse variabili, l’ansia per la buona riuscita per niente scontata, l’incertezza del gradimento dei pazienti, hanno contribuito a rendere difficoltosa l’organizzazione e la realizzazione di tale evento. La soddisfazione, però, è stata tanta. Non c’era certo folla, ma alcuni pazienti e qualche parente si è avvicinato, rendendo vivo e significativo il momento della lettura. La sera il riscontro non è stato da meno. Ci sono state più persone provenienti dall’esterno, qualcuno del personale e passanti che sostavano interessate. Ho letto accompagnato dall’arpa di Emiliano Martinelli, indossano la mia divisa da infermiere a significare che la lettura può essere uno strumento anche per gli operatori sanitari. Questo evento era destinato a presentare il progetto Relazione umana, filosofia e cura. Il libro e la lettura terapeutica, ma non si può parlare di “terapeuticità” del libro per i pazienti senza prendere in considerazione il personale sanitario. Non serve che un medico o un infermiere si siedano al letto del malato e che leggano. Il semplice consigliare di leggere o invitare ad ascoltare un volontario che legge, ma credendo davvero nella loro utilità, modifica in modo sostanziale l’intero processo di fruizione della lettura come mezzo di benessere percepito. Non solo. Anche per coloro che lavorano a contatto quotidiano con la
sofferenza la letteratura è uno strumento prezioso per capire il punto di vista dell’altro, sia esso il paziente, il parente o il collega di lavoro. Lo dico con sincerità. Non so dove mi porterà questo progetto così particolare. Ma so che non smetterò mai di credere nell’utilità, anche in ospedale, dei libri.