#Cervantes400

Forse è perché a Shakespeare siamo più legati per via del suo amore per l’Italia, o forse perché Romeo e Giulietta rappresentano l’amore come lo desidereremmo. O, forse, semplicemente ci è sfuggito: che cosa? Il fatto che stiamo celebrando ampiamente l’anniversario della morte del Bardo dimenticando completamente un altro gigante che è morto anch’esso nel 1616, avendo così anche lui diritto a quel 400 che su twitter amiamo tanto mettere vicino al nome Shakespeare. Sto parlando di Chervantes, il grande autore di Don Chiscotte, considerato fulcro della letteratura moderna e modello inimitabile. E, in fondo, il suo smemorato cavaliere ci assomiglia molto di più dei giganti descritti da Shakespeare: come lui siamo persi nei libri. E ammettiamolo: un filo di follia letteraria ci possiede tutti. Siamo anche più cugini degli spagnoli che degli inglesi. Ma questo sembra non bastare. E allora fermiamoci a pensare alla sorpresa che abbiamo provato a scuola quando abbiamo letto di quel cavaliere che lotta con i mulini a vento. Scoviamo i vecchi libri o procuriamoci una nuova copia di Don Chisciotte e proviamo a rileggerlo. Non ho dubbi che l’entusiasmo provato sui banchi di scuola tornerà a farsi sentire più forte e rinnovato.

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