Lettori, comunità errante.

10 gennaio 2011
Nella mia vita non ho mai abbandonato i libri. Nonostante i figli piccoli, il lavoro e altri impegni, entrando in una libreria mi sentivo sempre a mio agio, felice di essere lì. Quando ho deciso di studiare lettere, tra mille peripezie partecipavo alle lezioni, e ricordo ancora le sensazioni provate. Mi sentivo parte di una comunità, di un popolo errante che trovava la propria terra promessa ovunque ci fossero libri e altre persone disposte a condividerne le idee. Il primo anno le aule erano gremite, ma mi sembrava che il professore parlasse proprio a me, che mi accompagnasse per mano nell’inferno di Dante, nella mente tormentata di Petrarca e tra i personaggi fantasiosi e reali del Boccaccio. “Chi come voi studia lettere dovrebbe avere tra i suoi libri questi autori, non può farne a meno” esortava il professore. E quelle parole mi facevano sentire parte di quel mondo che mi si apriva sorprendentemente davanti. Correvo ad acquistare i libri che indicava, passaporto necessario per entrare a far parte di quel popolo errante a cui ormai appartenevo più che ad ogni altro. Oggi quelle sensazioni continuano a far parte della mia vita e sento che sono alla base dell’attività che svolgo. Quando quest’estate Gianrico Carofiglio venne a Verona per una conferenza all’università, una professoressa mi disse che per quell’occasione aveva letto alcuni suoi libri e mi invitò a fare altrettanto. Ero preso da mille altre cose e misi da parte quel proposito. In questi giorni una signora che faceva assistenza al padre in ospedale teneva tra le mani l’ultimo libro di Carofiglio e io ne chiesi l’impressione. Quando ci si incontra tra membri della comunità di lettori, ci si intende subito: il libro aveva degli spunti interessanti, valeva la pena leggerlo. Ieri, in uno dei nostri templi, una libreria, ci sono letteralmente sbattuto contro a quel libro: come facevo a non prenderlo? S’intitola “La manomissione delle Parole”. Ho letto le prime pagine e ne sono già innamorato. Al prossimo corso di Biblioterapia ne proporrò sicuramente qualche brano. E’ così che un biblioterapista lavora: pensando in ogni momento ai suoi libri e a quello che potrebbero dare e dire. E se riuscirò a far sentire questo senso di appartenenza anche ai partecipanti dei miei corsi, allora la Biblioterapia potrà trovare un terreno sicuramente fertile.

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