Siamo ciò che leggiamo

09/07/2013
Mi fa uno strano effetto veder crescere a vista d’occhio il proliferare libri di e su Papa Francesco. In libreria li trovi spesso alla cassa, nelle zone strategiche di vendita, ostentati come l’ultima scoperta editoriale. Certo, la consapevolezza che i diritti d’autore di quei libri vanno dritti allo Ior mi fa un po’ pensare, ma non è questo il punto. Di più mi fa riflettere quel libro che proprio libro non è, quella sorta di incrocio tra il giornalismo, la manualistica e il feticismo. Niente in contrario, sarei in grado di leggere la carta igienica, figurarsi se faccio sottigliezze tra un libro e un altro. Eppure non posso evitare di domandarmi: chi acquista questi prodotti ha chiaro in testa di cosa si tratta? Lo sanno che un romanzo non è da meno di una biografia di un personaggio o che un libro di fiabe vale spesso molto di più di un trattato storico scadente? Però forse

bisogna arrendersi al fatto che siamo ciò che leggiamo e ci piace essere identificati con i libri che scegliamo. Se la tira che legge solo trattati, ha paura chi va solo verso testi brevi e non riesce ad affrontare un tomo di grandi dimensioni, non vuole essere considerato un lettore chi cerca solo manuali. E chi si lascia attirare dai libri sul Papa?

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