La verità, vi prego, su Elena Ferrante

Non chiedetemi di fare l’intellettuale chic: non lo sono e non lo so essere in alcun modo. Appartengo a quella generazione di lettori che idolatra i suoi libri cartacei, ma non disdegna gli e-book. Sono di quelli che odia le mode, ma si sente attratto dai gadget che riguardano il mondo della lettura. E neppure è un amante dei gossip, ma si lascia stuzzicare dall’identità misteriosa di Elena Ferrante. E’ quindi ovvio che mi abbia incuriosito l’articolo uscito in questi giorni a riguardo (e che potete trovare qui) e che parla di un’indagine costruita dal quotidiano economico Sole24ore basandosi sui guadagni poco chiari (non in senso negativo), e corrispondenti ai periodi in cui le opere di Elena Ferrante hanno avuto maggior successo, di una freelance della casa editrice E/O, che ha pubblicato il ciclo L’amica geniale (qui, qui, qui e qui i miei commenti ai libri). La sospettata è Anita Raja, traduttrice e moglie di Domenico Starnone, scrittore italiano. Viene naturale pensare che, quindi, Elena Ferrante potrebbe essere lo pseudonimo per una scrittura a due mani. O che comunque Starnone avrebbe certamente in qualche misura influito sul lavoro della moglie. O che…
Le congetture possibili sono molte; molte certamente fantasiose. Sono d’accordo con Erri de Luca che afferma la poca importanza che ha la personalità dell’autore rispetto a quella del testo. E’ questo che interessa veramente a noi lettori. Ma un po’ di questa curiosità pruriginosa lasciatecela: essere amanti passionali dei libri non può certo farci male.

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