Conoscete la parola giapponese “Tsundoku”? Si tratta di un termine coniato a cavallo tra Ottocento e Novecento per descrivere la compulsione ad acquistare libri, più di quelli che si riescono a leggere, e a impilarli su scaffali e in altri luoghi. Nulla di patologico o di che preoccuparsi. Anche perché altrimenti molti di noi, appassionati di libri, dovrebbe considerarsi malato. Ma perché chi ama i libri dovrebbe acquistare più libri di quelli che può leggere? Si tratta di un atteggiamento difficile da descrivere. La passione per la lettura si lega al desiderio di avere a disposizione la maggior quantità di testi possibile, per poter scegliere, ma anche per il piacere di possedere determinati volumi. Il libro come oggetto ha un suo fascino, una capacità attrattiva. Infatti, l’editoria contemporanea è molto attenta alle copertine, che spesso sono l’origine dell’acquisto compulsivo.
Non credo che servisse dare un nome a un comportamento che noi lettori conosciamo bene, ma fa piacere sapere che in ogni parte del mondo, al di là della lingua, della cultura e dell’etnia, i lettori si comportano nello stesso modo.