Può un libro di Natale essere bruttino? Ho letto Il tredicesimo dono e mi sono risposto che è possibile.
Joanne Huist Smith ha scritto questo romanzo autobiografico in cui la protagonista perde il marito e si ritrova a vivere il Natale con i figli e la necessità di far fronte a un lutto devastante, che le impedisce di andare avanti con la sua vita. Nel mentre, alcuni giorni prima di Natale iniziano a comparire davanti casa dei piccoli doni che aiutano la famiglia a cambiare atteggiamento. L’argomento è certamente interessante ed è lodevole il tentativo di condividere con i lettori il modo in cui quel Natale ha dato una svolta alla sua vita. Per me, che mi occupo di biblioterapia, avrebbe potuto essere uno strumento utile.Tuttavia, forse per problemi di traduzione o per la difficoltà di trasferire i sentimenti in scrittura, la lettura è stata tutt’altro che piacevole. Forse erroneamente, ma uno dei criteri che utilizzo per giudicare un libro è l’attrazione che provo per il testo: se non vedo l’ora di abbandonarlo, il punteggio cala vertiginosamente. E questo è stato uno di quei casi. C’è una ripetitività continua e una scrittura piatta (forse dovuta al fatto che l’autrice è una giornalista) che si limita alla descrizione di azioni e sentimenti senza analisi e senza un vero pathos, ma con un senso di melenso eccessivo. La storia merita di essere conosciuta, ma arrivare in fondo al libro non è facile.
Consigliato agli amanti dei racconti di Natale a prescindere.