Stasera porterò, nel mio laboratorio settimanale di biblioterapia, i salotti dell’Ottocento. Un tentativo tutt’altro che facile poiché l’idea è quella di evocare con la lettura non soltanto il significato e lo scopo che avevano, ma anche l’atmosfera che veniva a crearsi. Mi aiuteranno Guy de Maupassant e Oscar Wilde per accedere al fascino della bella società europea. Ma cercherò anche di affacciarmi alla finestra di quei salotti per guardare verso quelle riunioni familiari che non si facevano in stanze ben riscaldate e riccamente arredate, ma in fredde cucine o in stalle tenute calde dal tepore emanato dagli animali. Qui non si cambiava la società con lo scambio di ideali e di cultura. C’era solo il desiderio di parlare delle proprie giornate e di ascoltare qualcuno che avesse voglia di raccontare una favola o di intonare una canzone. Perché se nei palazzi si è fatta la storia, nelle cucine e nelle stalle si è plasmata la società comune.

Consegna dei diplomi della 3^ edizione del Master in Biblioterapia
Per quanto ci si possa fare l’abitudine, è sempre un’emozione chiudere un ciclo di formazione con un gruppo conosciuto un anno prima. La discussione delle