Alla fine ho ceduto: ho letto il cosiddetto “ultimo libro” della saga di Harry Potter. La storia editoriale è nota: dalla sceneggiatura dello spettacolo teatrale è stato tratto questo libro, che ha ricevuto l’imprimatur della Rowling, ma a cui lei non ha messo mano.
Lo confesso: temevo di rimanere deluso e per questo ho atteso prima di leggerlo. Complice l’inavvicinabilità all’opera originale, la delusione non c’è stata. Mancando la possibilità di un confronto, il giudizio è stato più obiettivo. Non è semplice entrare nella storia. Leggere una sceneggiatura è tutt’altro che facile, anche se sono descritti sommariamente gli ambienti riprodotti in teatro (ma non ci è dato di sapere come) e questo aiuta. I sentimenti sono intuibili, ma manca tutta la vitalità della scrittura della Rowling, con i ragionamenti che riusciva a far formulare ai personaggi.
Come dicevo, il genere completamente diverso impedisce il confronto. Harry, Hermione e Ron non sono i protagonisti principali e forse proprio questo rende possibile non rimanere delusi perché li troviamo adulti e, ovviamente, cambiati (anche se le peculiarità maggiori sono state mantenute).
Come dicevo, il genere completamente diverso impedisce il confronto. Harry, Hermione e Ron non sono i protagonisti principali e forse proprio questo rende possibile non rimanere delusi perché li troviamo adulti e, ovviamente, cambiati (anche se le peculiarità maggiori sono state mantenute).
Non posso dire agli appassionati di Harry Potter se valga la pena o meno leggere questo libro, ma a chi decidesse di farlo, consiglio di avvicinarsi al testo con leggerezza, senza troppe aspettative e senza il timore che il ricordo dei libri precedentemente letti possa esserne compromesso. Credo che questo non sia proprio possibile.
Per chi fosse interessato, nel 2017 è prevista la pubblicazione di una seconda edizione della sceneggiatura, la Definitive Collector’s Edition contenente tutte le modifiche apportate durante i mesi di spettacolo, in inglese.