Hanno un paradiso i libri? Potremmo dire di sì stando alla storia di Suor Letizia, 101 anni compiuti e una vita in clausura come addetta al restauro dei libri antichi. Ieri La Repubblica ha pubblicato un articolo che riporta un’intervista di quella che potremmo definire senza esitazione un “monumento vivente”. Non credo sia così semplice vivere 76 anni in clausura, eppure la sua storia sa di favola. E mi corre un brivido dietro la schiena quando leggo del suo impegno nel periodo dell’alluvione a Firenze. I libri da restaurare arrivavano con i camion e le alacri suore toglievano il fango e poi li mandavano all’abbazia di Noci per il restauro: una vera catena d’aiuto per i libri, spesso antichi, autentici patrimoni da salvare. Non meno emozionante è pensare alla scintilla che ha dato vita alla sua vocazione: la lettura di un libro. Certo, si trattava della vita di Santa Teresina del Bambin Gesù e la scelta del genere letterario lascia intendere che una predisposizione c’era. Il motivo primario della clausura era la preghiera e l’amore per Dio. Eppure, anche in quella vita, i libri erano dei compagni fedeli, in modo diverso da come li intendiamo noi lettori laici, ma pur sempre compagni.
Oggi Suor Letizia vive nel convento benedettino di Bitonto, a Bari, e continua la sua missione in un laboratorio di legatoria divenuto più piccolo, ma non meno importante.
Chiediamocelo: saremmo in grado anche noi di vivere in clausura in mezzo ai libri? Se ci fosse permesso di leggerli liberamente, temo che la maggior parte di noi risponderebbe di sì.