Si avvicina la fine di una settimana ricca di lavoro con i libri. L’altro ieri sono stato in biblioteca a Monfalcone per una conferenza, ieri ero al CRO di Aviano per un workshop con le lettrici volontarie. Mi aspetta un laboratorio di biblioterapia lunedì a Verona, complesso e inquietante dato che avrò di fronte almeno una settantina, o forse più, di partecipanti con cui lavorare. Oggi sto ripensando a quello che ho fatto, alla soddisfazione ricevuta, allo scambio che mi ha arricchito. Il lavoro che faccio con i libri mi permette spesso di trovarmi con persone che parlano il mio linguaggio, quello dell’amore per la letteratura, e che quindi entrano immediatamente in sintonia con me. Ne traggono un benessere strano: mi ritrovo fisicamente sfinito (odio lo spostamento che i viaggi comportano, e parlare per ore, a fine giornata porta le sue conseguenze), ma con un entusiasmo incredibile e un’adrenalina che mi permetterebbe di proseguire all’infinito. Poi l’adrenalina cala ed io entro in letargo. Mi risveglio lentamente, con pensieri e immagini che si sovrappongono. Nuove idee si fanno strada, bozze di progetti futuri. E un libro mi chiama per essere letto, tana dell’orso che ha bisogno di un luogo in cui rifugiarsi. Sì, lo dico con orgoglio: tra le tante cose che il libro rappresenta, è anche la mia tana, il luogo sereno in cui stare.
I diversi livelli per fare biblioterapia
Il termine biblioterapia è un termine “ombrello” sotto cui stanno molte cose. Tuttavia la biblioterapia non è ogni cosa che riguarda i libri e prevede