Quando mi è stato consigliato il libro di Herman Koch La cena, non ero molto convinto di quello che avrei trovato. L’ho iniziato, ma senza un vero interesse, lasciandolo dopo poche pagine. Poi è arrivato il momento in cui ho deciso che dovevo provarci con più convinzione, il consiglio veniva da una lettrice fidata, se me lo aveva indicato, doveva esserci un motivo. Tornato sulle pagine, per un po’ sono rimasto titubante: il libro non scorreva, il ritmo era lento e noioso. Ma ho tenuto duro. A posteriori, devo dire di aver fatto bene. Ad un certo punto il ritmo diventa veloce e la noia viene sostituita dall’urgenza di giungere alla fine. Un aggettivo per definire questo libro? “Strano” è certamente il primo. Il secondo è “sorprendente”. Ciò che più è interessante di questo romanzo è che induce a riflettere. Scombussola e fa riflettere. La narrazione non è lineare, il quadro d’insieme si apre mano a mano che si prosegue nella lettura e la simpatia per i personaggi (anzi, l’antipatia: non ce n’è uno di simpatico) giunge solo dopo la metà del libro.
Gruppo Jane Austen a Bussolengo
L’immortalità di Jane Austen è legata anche ai tanti club a lei dedicati oltre che alla sua incredibile scrittura, in grado di attraversare i secoli.