Il romanzo di Arthur Golden dal titolo Memorie di una Geisha non è certo di recente pubblicazione. L’ho letto perché avevo in casa una copia che volevo regalare, ma non potevo farlo: non regalo mai libri se prima non li ho letti. E’ stato un caso quindi. Ma è stato un caso certamente fortunato perché il libro mi è piaciuto davvero tanto. Più di cinquecento pagine volate via con facilità estrema.
L’incipit ci introduce a un metaracconto, ovvero al fatto che l’autore abbia intervistato una delle ultime geishe importanti sopravvissute e ne abbia raccontato la storia. In realtà furono diverse le fonti dell’autore. Ma in seguito al successo planetario del libro, Mineko Iwasaki, una delle geishe intervistate, chiamò in giudizio Golden accusandolo di aver inserito in modo troppo chiaro avvenimenti e incontri della sua vita per costruire la protagonista (Mineko era conosciuta a livello nazionale), violando la segretezza concordata, e di aver modificato alcune realtà culturali, travisandole. La disputa terminò con un accordo privato tra la casa editrice di Golden e Mineko Iwasaki.
Il romanzo è scritto in prima persona e il linguaggio è particolare, ricco di metafore e di un’ingenuità che aiutano a sentire davvero la voce della geisha che racconta. Le descrizioni dei kimono, delle acconciature e del trucco generano continue immagini mentali che a volte sono talmente ricche (non ci sono lunghe descrizioni noiose, ma particolari sottili che richiamano colori e sensazioni) che non sempre si riescono a visualizzare bene. Gli spunti per la biblioterapia si sprecano e spero di poterli utilizzare presto.
Consigliato agli amanti del romanzo storico e della cultura nipponica.