Un porto sicuro chiamato Biblioteca

Quando oggi ho letto di Gorkj, ragazzo che a 42 anni non sa né leggere né scrivere per problemi cognitivi, ma frequenta assiduamente la Biblioteca delle Oblate a Firenze, non ho potuto non fermarmi a riflettere. Perché Gorkj in biblioteca va per sfogliare i libri, leggerli a modo suo, utilizzando le immagini, ma anche trascrivendo parole nonostante non gli siano ben chiare. La biblioteca rappresenta per lui un luogo tranquillo in cui rispettare il silenzio e adeguarsi ai comportamenti di quanti sono presenti. Ed è diventato tanto assiduo che la Biblioteca delle Oblate, in occasione del suo decimo anniversario di vita (è un convento divenuto una biblioteca moderna) ha deciso di conferirgli il premio di frequentatore fedele. Qui tutti lo conoscono e per questo si è creato un ambiente familiare che a lui fa sicuramente bene oltre che dargli un senso di appartenenza. Nell’articolo che trovate qui troverete descritto come nel Regno Unito tale potenzialità delle biblioteche venga utilizzata in progetti di biblioterapia vera e propria. Le biblioteche oggi hanno possibilità che un tempo non erano immaginabili. Sono la piazza che non abbiamo più, il luogo dove fare incontri sereni e sentirsi al sicuro. Dovrebbero esserci progetti incrociati tra cultura e sociale su cui investire. Pensate a quanti anziani potrebbero trovare stimoli in biblioteca. E quanti giovani che girovagano potrebbero trovare il loro posto nel mondo proprio imparando a stare in mezzo ai libri. Ma in biblioteca si impara ad andare, non è un luogo consueto, né attraente. Servono progetti e volontà. E’ questa una sfida per il futuro.

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